Qualche tempo fa un gruppo di trombettieri del Palio dei Normanni di Piazza Armerina, in Sicilia, mi chiese di poter comporre qualche squillo per le proprie esibizioni. Oltre a quelli, invero, ne venne fuori una nutrita quantità di brevi temi in stile che in seguito lasciai riposare.

Solo più recentemente, tornando a respirare le città, i luoghi e i cieli in cui nell’isola resiste ancora nitido il racconto leggendario di un regno normanno, di un passato glorioso, è emersa in me con chiarezza l’esigenza di rimettere mano a quei frammenti per una narrazione musicale che, in forma di piccola suite, risultasse di senso compiuto.

Così è nata Normannina.

Nei sedici quadri che compongono l’opera, gli stili storici si alternano e accompagnano ad altri più contemporanei, nell’idea di un’indivisibile cultura musicale che ci unisce al passato.

In ciascuno di essi si potrà giovare della valenza didattica con cui sono stati concepiti, sebbene componendoli mi sia prefissato principalmente lo scopo di poter riuscire a stimolare la più libera e possibile immaginazione per il pianista che vi si approccerà, sia esso un professionista, un insegnante, un allievo o un semplice amatore.

Perché solo chi è capace di fantasticare viaggi senza tempo e senza meta può garantirsi sempre e ovunque nuovi approdi.

Giuseppe Sanalitro

«Qui, al centro del Mediterraneo, si trovava il ponte che riuniva Nord e Sud, Est ed Ovest, latini, teutoni, cristiani e musulmani; magnifica inconfutabile testimonianza di un’era di illuminata tolleranza, ignota ovunque nell’Europa medievale e raramente eguagliata nei secoli che seguirono».

I normanni nel sud, John Julius Norwich